Giovanni "Santino" Raggi - Vallina per me

VALLINA PER ME



A Sergio, Artemio, Ivetto

Per me, adolescente di campagna e di paese, la Vallina era ed è rimasto il paese delle cave e del fosso. Gli enormi camion pieni di pietra o breccia quasi si rincorrevano sulla strada polverosa che scendeva verso il Molinaccio per andare chissà dove a scaricare il prezioso carico. Si, perché le cave erano due una di pietra e l’altra di ”breccia”, su dopo il paese verso Testa Grossa, lassù dove nasceva anche il fosso. Le acque pluviali che nascevano dalle pendici del Testa Grossa si raccoglievano in fondo alla valle per formare il fosso che, anche lui, proseguiva verso il Molinaccio. Abbondante sgorgava da quelle pendici anche una grande quantità di acqua potabile che venne in quel periodo incanalata in un acquedotto che raggiungeva Marischio a dissetarlo. Lasciarono anche una fontanella per noi del Molinaccio, lungo la strada che portava al cimitero, ed era per le nostre case, sprovviste di acqua corrente, una grande risorsa. Il re degli orti, il fosso, scorreva parallelo alla strada e dopo aver attraversato la provinciale e innaffiato gli ortaggi, andava a formare la “parata” proprio attaccata alla mia casa. La parata che dava forza al vecchio molino di Amerigo. Forse per questo Molinaccio. Allora i campi che “scortavano” la bianca strada per Vallina erano tutti coltivati da sembrare giardini e i loro coltivatori da un campo all’altro parlavano del tempo meteorologico, che non andava mai bene e che per colpa sua i raccolti erano quasi sempre scarsi. Le domeniche di primavera si organizzava accanite gare di “ruzzola” su quella strada che ben si prestava sia per il suo profilo altimetrico che per la scarsa circolazione. Ora i ricordi diventano più malinconici perché troppi protagonisti di quelle gare  non ci sono più, se ne sono andati portando con loro quelle atmosfere particolari che ci facevano tutti membri di una stessa famiglia. Per me innamorato di quel periodo e di quei posti è facile ricordare tutti i momenti di quella vita insieme ai loro attori, è come la scena di un film, tutti i personaggi sono sul palco a recitare la loro parte, ancora belli e prestanti e sempre, sempre sorridenti. Ora ho ammirazione e affetto per te Emanuele e per tutti i tuoi amici che amano e proteggono questo incantevole patrimonio.

 

Giovanni "Santino" Raggi